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Teoria degli antichi astronauti | WikiPedia | CartomanteTV

Un dogū (土偶?) del tardo periodo
Jōmon
   (1000-400 a.C.), Museo nazionale di TokyoGiappone
La teoria degli antichi astronauti, detta anche teoria del paleocontatto o paleoastronautica, è l'insieme delle teorie che ipotizzano un contatto tra civiltàextraterrestri e antiche civiltà umane, quali SumeriEgizi, civiltà dell'India antica e civiltà precolombiane.
Queste teorie, diffusesi a partire dalla metà del XX secolo,[1] non sono accettate dalla comunità scientifica e pertanto sono generalmente inquadrate nel più vasto e controverso campo pseudoscientifico della cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia. Sono anche diffuse in ufologia, rientrando in particolare nel campo di indagine definito "archeologia spaziale", "archeologia ufologica" o clipeologia.
L'espressione astronauti del passato appare inizialmente in Flying Saucers on the Moon(1954) del giornalista e scrittore Harold T. Wilkins, seguito dall'astronomo e scrittore Morris Jessup in Chase of the UFO (1955)[2], il quale pubblicò l'anno seguente UFOs and the Bible dove accostava l'ufologia ai testi antichi.
Si fa risalire la nascita della paleoastronautica al 1960 con la pubblicazione di un articolo del matematico russo Matest Agrest[3]. In seguito le teorie sul presunto contatto tra civiltà extraterrestri e alcune antiche civiltà umane sono divenute popolari negli anni sessanta e soprattutto negli anni settanta con la pubblicazione dei libri di Jean SendyErich von Däniken e Peter Kolosimo, autore di numerosi best seller, tra cui Non è terrestre (1968) e Astronavi sulla preistoria (1972).
Incisioni rupestri a Sego canyon, nel deserto dell'Utah,
risalenti all'incirca al 6000 a.C.
Il substrato di queste teorie era già stato elaborato alcuni anni addietro, subito dopo gli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia in seguito alle prime testimonianze documentate di avvistamenti di UFO. All'ufologia si unirono le tesi già elaborate da Charles Fortsull'apparente incoerenza cronologica di alcuni manufatti e il rinnovato interesse popolare degli anni sessanta nei confronti delle antiche civiltà e delle loro mitologie. In ambito ufologico nacque la clipeologia o paleoufologia, rivolta allo studio delle presunte manifestazioni di UFO nelle epoche passate. Inizialmente la paleoastronautica si sviluppò come una branca della clipeologia rivolta al periodo preistorico e protostorico, concentrando la sua attenzione su reperti archeologici di tali epoche.
I sostenitori delle teorie sugli antichi astronauti non si limitano a sostenere, come fanno i clipeologi, che visite di alieni siano avvenute anche nei secoli passati, ma affermano che vi sia stata un'influenza aliena nello sviluppo della civiltà e della specie umanaarrivando a mettere in discussione, almeno in parte, la teoria evolutiva di Charles Darwin sostituendola talvolta con tesi creazioniste, secondo le quali la specie umana sarebbe stata geneticamente creata da entità superiori o per il tramite di angeli extraterrestri.
Un jet d'oro precolombiano, esempio
di 
OOPArt che Erich von Däniken
ha interpretato come il segno lasciato
da antiche civiltà aliene presenti
 sul pianeta Terra
Se per la paleoantropologia l'uomo è il risultato di un processo evolutivo endogeno durato tre milioni di anni, processo evolutivo che ha portato le protoscimmie africane ad assumere via via la statura eretta e a sviluppare la propria intelligenza andando a formare società via via più avanzate, per i sostenitori delle teorie degli antichi astronauti specie aliene sono sbarcate sulla Terra e attraverso numerosi e remoti contatti con popolazioni locali hanno indotto o anche solo favorito e guidato il percorso evolutivo della specie umana. Questi contatti, in taluni casi costituiti da soggiorni prolungati di extraterrestri sulla Terra, avrebbero influenzato lo sviluppo di alcune civiltà: tracce a testimonianza di questi eventi sarebbero riconoscibili, secondo i fautori di queste teorie, studiando con una certa forma mentis alcuni reperti preistorici.
Tra i principali divulgatori delle teorie degli antichi astronauti vi sono lo scrittore e giornalista italiano Peter Kolosimo e l'archeologo e scrittore svizzero Erich von Däniken,[4] preceduti di alcuni anni dal francese Robert Charroux e dal britannico W. Raymond Drake.[5]Kolosimo e von Däniken dalla seconda metà degli anni sessanta hanno prodotto una serie di libri di grande presa popolare diffusi in molti paesi del mondo. Queste teorie sono state sostenute anche da alcuni religiosi, come il pastore presbiteriano e ufologo statunitense Barry Downing e il sacerdote cattolico spagnolo Salvador Freixedo. Fra gli altri che in seguito ripresero questa teoria vi sono sono gli scrittori Zecharia Sitchin e Robert K. G. Temple e lo pseudoscienziato Edgar Cayce.[6]
Riproduzione del coperchio
del sarcofago di Pakal
(Tempio delle Iscrizioni, 
Palenque).
Diversi altri autori hanno teorizzato il riferimento a visite di alieni nei testi sacri o comunque mitologici: tra questi Mario PincherleMauro Biglino, padre Enrique López Guerrero, Claude VorilhonLloyd PyeCorrado Malanga e Biagio Russo.
Secondo i suoi sostenitori, elementi a favore della teoria degli antichi astronauti sarebbero riconoscibili nell'architettura e nell'arte antica. Sono stati individuati siti archeologici che, secondo i sostenitori della congettura, testimonierebbero il contatto tra la specie umana e visitatori extraterrestri, in cui la perizia costruttiva sarebbe la conseguenza dell'uso di tecnologie aliene. Gli ufologi, e in particolare i clipeologi, citano i siti di GizaBaalbekYonaguni, le Linee di Nazca, i monoliti di Stonehenge, oltre a incisioni rupestri e statuette rinvenute nelle Americhe, nelle isole del Pacifico, in Australia, in aree europee come la Scozia[9] e in zone alpine, quali il Musinè[10] o la Valcamonica[11]. Le popolazioni umane primitive avrebbero visto le forme di vita aliene come "angeli", "spiriti", "dei" o "semidei"[12]
Inoltre, i teorizzatori della congettura degli antichi astronauti interpretano vari brani dell'antica letteratura sumera e alcuni testi sacri prodotti da antiche civiltà del pianeta come possibili resoconti di un contatto a livello planetario. Sono spesso citati, ad esempio, l'Epopea di Gilgameš, il Rāmāyaṇa (dove si parla di carri volanti chiamati Vimana), e alcuni libri della Bibbia, come il Libro di Ezechiele in cui è descritta la visione di un "carro di fuoco".

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